PROCESSO A FRANCESCO PAZIENZA: QUATTRO MINUTI E TRENTA SECONDI: PROCESSO RECORD, PERCHE’?
- massimilianocerbero
- 9 nov 2023
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Tribunale di Roma sesta sezione collegiale palazzina a, indagati: Francesco Pazienza, Emilio Paolella, Massimo Centanni, consulente finanziario e socio di Pazienza, Giulio Rocconi amico di Pazienza e tre poliziotti, di cui uno, Massimiliano De Cristofaro, esponente di uno dei uno dei maggiori sindacati della Polizia, ci rilascia l'intervista.
Come mai questo processo è durato solo 5 minuti e non siete stati ascoltati?
“Sono senza parole, ci troviamo davanti a qualcosa che va oltre lo scandalo! Di etica e giustizia nemmeno l’ombra, sebbene tutto sia fatto sempre a norma di legge!!!”
Da quanto tempo dura questo processo?“
Dal 1997, ma stò perdendo la cognizione del tempo. Ho subito ben cinque iscrizioni nel registro degli indagati, iscrizioni divenute poi, fascicoli processuali penali. Tre di questi procedimenti furono archiviati dagli allora Pm titolari delle inchieste, rispettivamente nel 1997 e 1998 (Vincenzo Rosselli di Roma e Maria Navarro di Grosseto) perché la notizia di reato redatta a mio carico dall’allora Pm di Perugia Fausto Cardella e dalla sua scorta risultò palesemente infondata”
In che anno sei entrato in Polizia? E, brevemente, cosa è successo in questi anni?
'Servo fedelmente le istituzioni da diciassette anni! Sono stato arrestato il 12 Maggio del 1999 e successivamente ho ricevuto altri due ordini di custodia cautelare in carcere. Dal 12 maggio fino al 28 luglio del 1999 sono stato rinchiuso nel carcere militare di Forte Boccea a Roma, poi mi sono fatto 4 mesi di arresti domiciliari e altri 2 di sorveglianza speciale a casa. Sono stato sospeso dalla Polizia per ben 5 anni dal 12 maggio del 1999 al 14 maggio del 2004, data del reintegro di diritto nei ranghi della polizia, attese le lungaggini del processo'
E perché allora ci ritroviamo di fronte a questo processo? “Perché i Pm romani Maria Monteleone e Giovanni Salvi hanno riesumato le notizie di reato dei loro colleghi e le hanno re-iscritte tutte, riempiendo di fatto ex-novo il fascicolo con altri atti redatti “ad Hoc” dall’allora PG delegata alle indagini, (Ugicos).
E cosa è successo da qual momento? “Emettono a mio carico, tre ordinanze di custodia cautelare con improbabili e assurde ipotesi di reato, che partono dall’associazione a delinquere con Francesco Pazienza, alla ricostruzione della loggia P2, fino ad arrivare ad uno pseudo tentativo di ricatto nei confronti dell’On. Violante, allora Presidente della Camera. Tutto ciò tramite un documento, al secolo conosciuto come il “dossier Soffiantini”. Questi, sono solo alcuni dei contesti che vorrei chiarire nel dibattimento, ma evidentemente alcuni non vogliono! Nel 2000 il Pm Maria Monteleone stralcia la mia posizione dal processo Pazienza inviandomi un’ulteriore avviso di garanzia nel quale l’ipotesi di reato era la commissione di un falso ideologico, per il quale sono stato assolto il 12 gennaio 2007 dal Giudice Debora Sulpizzi di Roma con formula piena “perché il fatto non sussiste”
Ma allora tutto questo come si va incastrare con il processo odierno? “Il processo odierno non è altro che il proseguo di un grande disegno per mettermi ai ferri corti. Sono presente in aula per sei capi d’imputazione: rivelazione di segreti d’ufficio, abuso d’ufficio, tentata violenza privata aggravata, istigazione alla corruzione, falso e estorsione, quest’ultima consumata ai danni di Gaetano Trombetta, che dopo la sua lacrimosa denuncia verbale è scappato in Brasile rendendosi irrintracciabile e questa, rimane l’unica ipotesi di reato ascritta a mio carico e se me lo consentiranno, sarò ben lieto di raccontare come all’epoca andarono realmente i fatti, tutti i fatti, ma non credo che mi faranno parlare perché qualcuno potrebbe rimanerne pesantemente imbarazzato.' Come mai questo accanimento nei tuoi confronti?“È una tecnica infame, una violenza mentale, una sevizia psicologica e fisica.
Perché tutto questo accanimento? Semplice, perchè non mi sono fatto usare! Perché non ho voluto assecondare il loro piani. Volevano colpire Pazienza in qualsiasi modo, essendo lui implicato in varie Procure d’Italia. Con me, scelto non a caso, lo hanno incastrato'.
La domanda, nasce spontanea: perché 'scelto non a caso'? 'Perché sono un poliziotto e come facilmente intuibile, in certi processi un servitore delle Istituzioni ammanettato fa più comodo e più notizia di un civile qualsiasi, idem per i miei colleghi'. Ma una eventuale archiviazione del processo conforterebbe quanto da te asserito fino ad ora? 'Sia chiaro, non accetterò mai l’archiviazione coatta così come mi è stata elegantemente imposta, se questo dovesse accadere mi appellerò ad ogni sede nazionale e internazionale perché voglio che vengano individuati e processati tutti coloro che hanno falsato gli esiti delle indagini. Di tutto questo ne ho le prove, in parte già prodotte e regolarmente depositate in Tribunale. Inoltre presenterò personalmente un esposto al CSM e non è da escludere che a breve chiederò un’udienza con Sua Eccellenza il Sig. Ministro di Grazia e Giustizia per esporre le mie ragioni e chiedere, se del caso l’intervento dei Giudici ispettori. Sono disposto anche a richiedere un’inchiesta parlamentare, questo al fine unico di ristabilire la giusta posizione della parti, iniqua fin ora, e nel superiore interesse della giustizia. Non ho assolutamente paura della legge ma solo di chi ne abusa.'
Tutto lascia pensare che non finisce qui...


di Gianluca Gaeta, Giorgia Gatti
anno 4 - numero 13 - edizione 2007 - del 05/03/2007
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