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A cosa sto pensando? Alla Strage di Primavalle ...

  • massimilianocerbero
  • 9 nov 2023
  • Tempo di lettura: 7 min

Penso alla storia che mi tocca troppo da vicino, mi tocca e m’infastidisce …

Penso a quattro feriti gravi, due morti e ad una scia di sangue che arriva fino a Mantakas ma, nessun punito!

Penso spesso ai miei amici fraterni e a tutte le porcate che hanno dovuto subire quelli "dalla parte sbagliata del coltello", dicono! Outsider, così mi chiamava "Mago" (Emilio Perrone), nel linguaggio sportivo è "chiunque non sia considerato nella rosa dei probabili vincitori di una gara", insomma, quelli che poi vincono sempre!

Oggi tocca al mio Amico Giampaolo Mattei quel bambino di soli 3 anni che allora si è salvato la vita fuggendo dalla porta principale quando il fuoco cominciò a diffondersi nel famoso "Rogo di Primavalle", un attentato, un attacco, con finalità di incendio doloso compiuto da alcuni aderenti al movimento della sinistra extraparlamentare "Potere Operaio" nel quartiere popolare di Primavalle a Roma il 16 aprile 1973.

Io e Giampaolo abbiamo la stessa età, la stessa passione, la stessa rabbia e la stessa incazzatura contro il "sistema" che, inesorabilmente, prima gli ha ammazzato la Famiglia e poi voleva uscirne elegantemente pulito grazie ad un manipolo di "intellettuali" che difendeva gli assassini! Eh sì, molti furono gli "intellettuali" e i giornali di "sinistra" che si schierarono per difendere gli imputati di una strage!!!

Ma pensa te, tra i più autorevoli quotidiani a prendere queste posizioni di difesa fu proprio "Il Messaggero", il più diffuso quotidiano di Roma, di proprietà dei fratelli Ferdinando e Alessandro Perrone (e diretto da quest'ultimo), rispettivamente padre e zio di tal "Diana Perrone", guarda caso, la militante di Potere Operaio successivamente coinvolta nelle indagini del Rogo di Primavalle ....

E che dire della signora Franca Rame?

La Rame, allora esponente dell'Organizzazione Soccorso Rosso che realizzò una "colletta" per uno degli artefici del rogo, tale Achille Lollo che, insieme ad altri due (Marino Clavo e Manlio Grillo, latitanti “anche” in Svizzera...), condannati(?) a 18 anni per incendio doloso e duplice omicidio colposo!!! Ovviamente ai tre condannati, non poteva mancare l'appoggio di Dario Fo. Tuttavia, il sostegno ai tre condannati di "Potere Operaio" arrivò anche dall’attivista Oreste Scalzone (personaggio “autonomo” sottolente negli anni di piombo per associazione sovversiva, poi vissuto in Francia con l’aiuto dell’attore Gian Maria Volonté e sotto la protezione della “dottrina” Mitterrand…), dal deputato Umberto Elia Terracini (PCI), dal deputato Riccardo Lombardi (PSI) e addirittura dall’ scrittore Alberto Moravia!

Perché la Francia?

Perché in quegli anni, la Francia offriva rifugio ai “ricercati italiani” grazie all'omonima dottrina dell’allora Presidente François Mitterrand, che vietò le estradizioni per atti di natura violenta ma, d’ispirazione politica.

Liberté, égalité, fraternité, con le stragi degli altri …

Il primo grado del processo durò più di tre mesi tra violente manifestazioni dei militanti della sinistra extraparlamentare che, all'esterno del tribunale di Roma, proprio durante le udienze, manifestarono chiedendo il proscioglimento dalle accuse per i tre militanti di Potere Operaio.

Il 28 febbraio del 1975, alla fine della quarta udienza, vi furono scontri tra giovani di destra e di sinistra fuori dal Tribunale, a Piazzale Clodio, uno fra gli episodi allacciati fu quello dello studente greco Mikis Mantakas, militante del FUAN, che venne ucciso a colpi di pistola da estremisti di sinistra nei pressi del Palazzo di Giustizia.

Tuttavia, l’allora Pubblica Accusa, che aveva rinviato a giudizio Lollo, Grillo e Clavo, chiese la condanna all’ergastolo per strage ma il processo -in Corte d'Assise- si concluse il 15 giugno 1975 con l'assoluzione per insufficienza di prove degli imputati dalle accuse di incendio doloso e omicidio colposo.

Ma perché finirla qui?

La farsa "deve" continuare...

Il processo di secondo grado ebbe inizio nel 1981 e si concluse con una sentenza di annullamento: la Corte d'Assise d'Appello di Roma annullò invero la sentenza emessa dal collegio di prime cure rilevando come uno dei giudici popolari della Corte d'Assise non fosse idoneo a svolgere le sue funzioni in quanto affetto da "sindrome neurastenica di tipo depressivo".

Pazzesco!

Nel 1984, tuttavia, la sentenza emessa in secondo grado venne a sua volta annullata dalla Cassazione, la quale trasmise gli atti ad una diversa sezione della Corte d'Assise d'Appello per l'ulteriore corso del processo.

Ah, quasi dimenticavo, in attesa di processo d'appello, Lollo, con l'aiuto economico e strategico dei succitati Dario Fo e Franca Rame, fuggì in Brasile.

Manlio Grillo, invece, si rifugiò in Nicaragua e l’ultimo dei tre, è tuttora irrintracciabile.

Arriviamo in terzo grado, la sentenza di condanna emessa in secondo grado fu confermata dalla Cassazione il 13 ottobre 1987 e la “colpa” passò, dunque, in giudicato.

Aggiungiamo che, vale la pena dirlo, la pena è stata dichiarata estinta dalla Corte d'Assise d'Appello di Roma per intervenuta prescrizione, su istanza dell'avvocato Francesco Romeo.

Giampaolo Mattei, ormai grande, non c’è mai stato “dentro” a questa scomoda evoluzione dei fatti e nel 2005/2006, varie interviste e confessioni spuntate dal nulla (nda. suggerite …), hanno aiutato la riapertura del caso, come ad esempio quella di Manlio Grillo che ammise -e per la prima volta-, in un'intervista pubblicata su La Repubblica, la propria responsabilità, che ricevette aiuti dall'organizzazione per fuggire e che, ancora, la cellula terrorista di cui faceva parte era legata alle Brigate Rosse mentre invece Lanfranco Pace, a quel tempo dirigente di Potere Operaio a Roma, negò mandanti dell'attentato, affermando che fu un'iniziativa autonoma.

Insomma, a distanza di 50 anni, rispuntano testimonianze che, da una parte aiutano la Procura di Poma a riaprire il caso e ad indagare per l’ipotesi della commissione del reato di “strage” Paolo Gaeta, Diana Perrone e Elisabetta Lecco mentre per i signori Lollo, Clavo e Grillo, già processati e condannati (anche se non per strage) e prescritti, questi ultimi non possono più essere imputati per nessun reato, in riferimento all'attentato di Primavalle!

Un colpo magistrale!

Nel 2005 la Famiglia Mattei ha sporto denuncia indicando quali mandanti dell'attentato Lanfranco Pace, Valerio Morucci e Franco Piperno, anche perché fra le dichiarazioni che questi rilasciarono in quell'anno, emersero elementi che avrebbero fatto apparire molto probabile che essi stessi sapessero molto di più e che l’allora depistaggio fosse voluto.

Da chi?

Perché?

Questi sono i due misteri d’Italia dello “strano caso Mattei”, forse è solo un classico episodio da Prima Repubblica ma per Giampaolo c’è di più, c’è molto di più di un processo o di una storia da raccontare, per Giampaolo ci sono Virgilio di 22 anni e il fratellino Stefano di 10 anni che morirono bruciati vivi non riuscendo a gettarsi dalla finestra per scampare alle fiamme, c’è la sua vita vissuta fra l’odore del fuoco e quello della sua Famiglia ammazzata in una brutta storia politico-sociale che ancora oggi rimbomba a Roma.

Ricordiamola per intero …

Nella notte del 16 aprile 1973 tre aderenti di Potere Operaio, “Brigata Tanas” partirono per minacciare Mario Mattei, ex netturbino e Segretario del Movimento Sociale Italiano della sezione “Giarabub” di Primavalle.

Sezione MSI “Giarabub di Primavalle” laddove si riprovocano tutte le lotte di potere tra i Missini dell’epoca, Mario Mattei ne ridiventa il segretario strappandola agli esponenti radicali di "Ordine Nuovo", laddove le tensioni e le rivalità sfociarono in una tumultuosa e violenta rissa proprio il giorno prima dell'incendio.

(Fattore questo che alimentò un tentativo di depistaggio, ovvero, durante le udienze del primo grado, fu redatto un opuscolo denominato "Controinchiesta" nel quale si riferiva che la responsabilità del rogo era da attribuire a una faida interna tra esponenti di destra).

Orbene, alle tre di notte 16 aprile 1973, nel tentativo di dare fuoco alla porta di casa, ignoti versarono cinque litri di benzina sotto la porta d’ingresso dell'appartamento abitato dalla Famiglia allora composta da Mattei, dalla moglie Anna Maria e dai loro sei figli, al terzo piano delle case popolari di via Bernardo da Bibbiena al civico 33, a tutti gli effetti, una vera famiglia “proletaria” altro che fascista!

Ma, ai militanti talebani della sinistra Marxista questo “dettaglio” non interessò, donne e bambini, che siano famiglia o meno, vanno eliminati comunque.

Quella che doveva essere un'azione “intimidatoria” si tramuta in una tragedia, dopo aver versato la benzina sulla porta, infatti, si verifica uno scoppio generato da un “innesco artigianale” che, in pochi minuti, fece divampare l'incendio in tutto l'appartamento.

Una bomba incendiaria artigianale mortale, non un mortaretto da intimidazione…

Chi dormiva nell’appartamento, scioccato, riuscì a fuggire dalla porta centrale si salvò, chi lanciandosi dal terzo piano si ferì gravemente e chi morì, bruciato vivo…

Sul marciapiede al di sotto dell’abitazione, fra lo stupore e la disperazione del quartiere Primavalle, una nota rivendicò l’attentato (testuali): “Brigata Tanas - guerra di classe - Morte ai fascisti - la sede del MSI - Mattei e Schiavoncino colpiti dalla giustizia proletaria.

Una vera e propria “sentenza di condanna morte” che, senza alcuna possibilità, uccide vittime innocenti distruggendo una famiglia, ennesimo sfregio nella storia d’Italia martoriata dalla violenza rossa!

Da che mondo è mondo, anche nel peggiore dei mondi, la Famiglia non si tocca ma l’Onore, per certe persone amorali, vuote e senza alcuna dignità, non è di casa, loro le case le bruciano, con donne e bambini all’interno …

Questo di Primavalle, è solo una delle conseguenze della complicità fra la Istituzioni e i terroristi antifascisti.

Ancora oggi, sicuramente, abbiamo mantenuto in vita -e in posti di rilievo- chi ha bruciato, coperto, riparato, protetto, aiutato, assistito, nascosto, sostenuto tutti gli attori di questa strage, gli autori impuniti e alcuni, ancora oggi, liberi di sorridere in faccia alla nostra cara vecchia offesa, umiliata, mortificata e derisa Italia.

La nostra r(idi)e-pubblica affonda le radici anche in questo episodio, però, affondando le radici nella terra potremmo incontrare, oltre a tutti gli altri, anche i corpi carbonizzati di Virgilio e Stefano, c’è chi potrebbe guardare le loro anime dritte negli occhi e chi no!

Certi “Figli” l’Italia non li ha mai meritati però li ha sacrificati senza rendere giustizia, certi Figli, servono da morti!

Achille Lollo, Marino Clavo e Manlio Grillo autori materiali, Paolo Gaeta, Diana Perrone ed Elisabetta Lecco i loro complici, tutti appartenenti a Potere Operaio, dopo un soggiorno a vario tiolo in Brasile, Nicaragua, Francia e poi, tutti a casa!

Mentre invece, per Lanfranco Edoardo Pace (Potere Operaio), Valerio Morucci (nella sinistra conosciuto come “Pecos”, nome di battaglia “Matteo”, ex Potere Operaio poi nell'effettivo delle Brigate Rosse) e Franco Piperno (saggista italiano, leader studentesco del Sessantotto romano, attivista sovversivo e mediatore della "geometrica potenza" a ridosso del rapimento di Aldo Moro, quello della “moralità dei brigatisti”) quali mandanti, è stato sospeso per un classico vizio di legittimità processuale.

Per notizia, Lanfranco Edoardo Pace, morto pochi giorni fa (4.11.2023), negli ultimi anni della sua vita visse a Roma e lavorò come giornalista presso LA7 e il quotidiano Il Foglio, come se niente fosse …

Sempre per notizia, Franco Piperno espresse dichiarazione sull'attentato dell’11 settembre 2001 a New York.

Piperno definì gli attentati terroristici a New York: “Un evento dalla bellezza sublime” mentre per i terroristi ebbe un occhio di riguardo, li definì, infatti: “Un pugno audace di intellettuali.”

Chiunque sia stato, gli attacchi al World Trade Center provocarono 2.753 morti, morti ammazzati da “un pugno audace di intellettuali”.

Questi sono gli ideologisti ottantenni della sinistra repubblicana nazionale, aiutati all'epoca e fino ai giorni nostri, prima a farla franca e poi a nascondersi fino alla fine dei loro giorni, li aspetta una morte dolce, non come quella di Virgilio e Stefano bruciati vivi e ritrovati abbracciati ...









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